Liquido
con Gloria Pizzilli
Vivere a Tolosa…
Ci annoiavamo, abbiamo tirato una freccetta sulla cartina della Francia. È venuta fuori Tolosa. Per quanto bella, la città in generale non fa per me, il risultato è che produco molto per uscire il meno possibile.
In un’epoca sempre più fitta di persone che si dedicano al linguaggio dell’arte, come si fa a distinguere un bravo allievo da un bravo artista?
Non si può. Tutti siamo allievi, più o meno bravi. L’arte è un momento, un’intuizione che tocca il lavoro di alcuni, qualche volta. Solo il tempo può testimoniare quante volte il perseverante è riuscito a incontrare la Musa.
Credi esista un metodo infallibile per tenere le proprie “doti emotive” al riparo dagli ingranaggi della realtà?
Non saprei dirti. Il mondo che vedo io è liquido, scorre incessantemente per portarmi da qualche parte. Agli ingranaggi mi sottraggo, escludendoli dal concetto stesso di realtà.
È ancora così importante partecipare a centinaia di incontri e festival per “diventare famosi”?
Non avevo mai pensato ai festival in questi termini. La fama dell’illustratore è senza volto, e spesso anche senza nome. Non esiste un interesse di massa verso questo mestiere: festival o no, puoi andartene in giro in pigiama, che tanto non ti riconosce nessuno. Solo una piccola fetta, una nicchia di altri illustratori o aspiranti tali, ha una vaga idea di chi sei e cosa fai. Ma non la definirei fama.
Nella tua opera si avverte un certo gusto per il tratto orientale: quali sono i rischi nel somigliare troppo a qualcosa?
Dipende. Ad infilarsi in una corrente ben collaudata si rischia di lavorare molto e guadagnare bene. Per quel che mi riguarda, non riesco a somigliare nemmeno al mio disegno precedente. Non senza sforzo almeno.
Trovi più inquietudine tra tante persone o quando resti con te stessa?
L’altra notte ho sognato di abitare ancora a Livorno, nella vecchia casa. Sono nel soggiorno. C’è una luce gialla, di tardo pomeriggio. È tutto perfettamente in ordine, ad eccezione di un punto nero sul parquet. Uno scarafaggio di cinque centimetri. Mi disturba, non posso fare a meno di cercare di prenderlo, ma è velocissimo, gira in tondo sulla stessa porzione di pavimento. Mi affanno, ma niente da fare. È questa l’inquietudine.
Lo scarafaggio che fa capolino nei momenti più impensati. Non importa se da sola o in compagnia. Lo vedi con la coda dell’occhio e non puoi fare a meno di pensare a lui.
Personalmente, quando arriva, ho imparato a fare spallucce e a girarmi dall’altra parte. Che se ne vada pure a strisciare sotto al divano.
In che modo i “mi piace” influiscono sull’ispirazione e l’orgoglio di un artista?
I like, più che ispirare, distraggono.
Una delle parole più in voga ai nostri giorni è “crisi”: come la illustreresti?
La crisi è un salto nel buio. Richiede un atto di coraggio e una rottura con il passato. Niente di più bello.
Il ricordo della tua infanzia a cui resti più legata:
Polpette.
Thanks